“Bologna, benvenuti in un sogno… e nella realtà”.
a cura del Prof. Carlo Mari
PRELUDIO
E così anche la campagna bolognese di Tempo di eventi si è consumata! Dopo la conquista – per fare solo qualche esempio – di Parma, Firenze, Torino, Milano, Napoli, Ravenna, Caserta, anche Bologna la Dotta, Bologna la Grassa ha provato l’invasione di Tempo di Eventi… invasione allegra, beninteso, non fraintendiamo! Non a caso Tempo di Eventi ha denominato la propria chat whatsApp associativa “TdE cultura e buonumore”. E noi facciamo il possibile per tenere insieme le due cose e mantenerle vive: e visti i tempi a dir poco complessi in cui viviamo, non è cosa semplice.
E sempre in tema di “tempo”, aggiungerei anche che considerato il tempo che passa e fa accumulare sulle nostre spalle qualche annetto in più – e magari qualche brillantezza fisica in meno !! – niente ferma comunque il nostro amore per la cultura ed il nostro impegno nel buonumore, anche itinerante.
In fondo il senso della nostra tre giorni bolognese.
E così via con Italo-treni, con annessa alzata alle 5 del mattino. Ed eccoci a prima mattina a Bologna, per iniziare subito le visite.
IL PRIMO GIORNO. IL TOP
A Piazza del Nettuno incontriamo quella che ci farà da guida nel percorso bolognese, la nostra “Beatrice”. Una appassionata e colta giovane, purosangue bolognese: nata a Gela, vissuta nella sua Sicilia per i primi 19 anni di vita, poi sei anni a Roma, e da pochi anni a Bologna, di cui però parla come della sua città: se ne è innamorata.
Beh, però diciamo che la nostra guida è bolognese purosangue almeno nel suo nome di battesimo, di chiarissima origine nordica, con ascendenze vichinghe: Assunta !!!!!
Ma la sua passione per la città è autentica: la sente sua, nello spirito e nella cultura.
E ci conduce subito nel luogo che, a mio avviso, rimane il più suggestivo di tutti quelli che abbiamo visitato nella tre giorni. Forse lo abbiamo sottovalutato come spesso in un pranzo si sottovaluta l’antipasto, ma la cosiddetta “Piazza coperta”, altrimenti detta Sala Borsa e da pochi anni intitolata ad Umberto Eco, beh quella piazza coperta insomma è davvero non solo suggestiva, ma decisamente iconica della città. E’ una vera agorà, è piazza del mercato, è piazza dello scambio commerciale ma anche di conversazione e intrattenimento, è piazza di studio con una biblioteca, è piazza di bellezze architettoniche, è piazza confortevole perché coperta e non soggetta ai condizionamenti climatici. Ed è piazza che rimanda ad una logica culturale classica, da antica agorà greca e romana; è piazza che testimonia e ad un tempo incentiva il senso di comunità, il senso civico. E infatti c’è gente che fa spese, c’è gente che beve un caffè, rigorosamente in compagnia, c’è gente che sta semplicemente lì, in piedi, e parla di sé, oppure della città, oppure di studi, oppure di politica: il cuore di una polis.
E’ solo l’antipasto del nostro tour, ma per me resta il momento più prelibato.
E poi ci gustiamo altre due bellezze. La cattedrale di San Petronio: bella, dentro più ancora che fuori. E il Santo Petronio è altra icona bolognese, con il suo essere intrecciato ad un culto religioso, ma anche ad una storia fortemente civica e laica, non a caso figura che tutti i bolognesi amano, siano essi credenti o no. E la chiesa ha una sua presenza scenica di architettura imponente, ma non pesante, ed offre anche angoli di elevata qualità pittorica. Il top è la Cappella Bolognini, con i suoi affreschi legati, esplicitamente o anche solo di fatto, alla visione dantesca dell’al di là, che del resto non era solo dantesca ma di tutta un’intensa tradizione letteraria medievale di largo impianto popolare, di cui la Commedia dantesca è il momento più alto, non l’unico: il viaggio visionario ultraterreno. E la Cappella Bolognini ci offre anche il suo affresco “problematico”, con protagonista di scena infernale un Maometto condannato agli inferi quale causa di divisione dell’umanità. Passaggio tematico presente tanto nel poema dantesco quanto nell’affresco di Giovanni da Modena, che chiaramente e comprensibilmente il popolo islamico non ama affatto: a dire poco.
Usciti da San Petronio, ci immergiamo ancora – e ancor più – in un’atmosfera culturale con la visita alla sede della Università. L’Alma Mater Studiorum – Università statale di Bologna, è attiva dall’XI secolo, ed è considerata da molteplici fonti la più antica università del mondo tuttora in funzione. Sia come sia, ha una sede centrale di fascinoso spessore architettonico, ed una biblioteca stupenda. Ma soprattutto è università che coniuga nel proprio sconfinato percorso storico un forte senso della tradizione culturale ed una prorompente capacità innovativa nei processi didattico/formativi. L’Alma Mater bolognese è forza della storia e forza del presente coniugate insieme. Non a caso è, a mio avviso – ma anche e soprattutto a quanto ci testimoniano sia la nostra guida Assunta nella sua narrazione sia quello che vediamo e incontriamo nel vissuto cittadino – il vero cuore e centro motore della città, che attorno ad Università e giovani si muove, gira, si organizza, e trova il proprio nucleo comunitario: culturalmente, umanamente ed anche economicamente.
Così, dopo una giornata intensissima – dalle 6.00 alle 20.00 senza tregua – possiamo rientrare soddisfatti in albergo, lungo una parte degli infiniti portici cittadini, anch’essi iconici di Bologna: ne valeva la pena.
Il SECONDO GIORNO. IL CASTELLO
Albergo molto confortevole, e quindi relax assicurato, pronti a ripartire alle 8.00 della mattina: per un sabato che promette esoterismo. Intanto una cosa questo sabato bolognese ce la assicura, imprevedibilmente: mentre nella nostra Roma piove, a Bologna abbiamo un cielo azzurro senza un filo di nuvole ed un bel sole. Freddino fa freddino, ma il tempo è appunto solare. E ce lo portiamo dentro, mentre andiamo fuori città per scoprire Rocchetta Mattei, il Castello Mattei e il museo dei tarocchi, le mete di giornata. Un paesaggio appenninico davvero notevole, fra un verde ancor vivo ma calante con l’incombere dell’autunno, un rosso sfumato nascente che indica che l’autunno comunque c’è, un piccolo bellissimo fiume che scorre fra canyons scoscesi ma ricchi di vegetazione. E poi, lui, il castello, che appare su una rocca a picco su boschi e vallata. Bello il castello, soprattutto per la sua presenza scenica nel paesaggio. In sé, internamente, presenta alti e bassi, con una certa commistione di stili, una ricerca troppo insistita di simbolismo nella mente del suo ideatore e primo proprietario, il Conte Mattei, e qualcosa di rovinato dal tempo e non ancora restaurato o recuperato. Comunque un castello ha sempre una sua capacità di suggestione e la visita è gradevole e interessante. Confesso però che i momenti più alti emozionalmente non rimandano alla struttura architettonica in sé, quanto a due cose altre: lo scenario in cui il castello si colloca e trova visibilità spettacolare (non a caso ha interessato come location anche il mondo del cinema) e la raccolta vintage di strumenti musicali d’altri tempi (una selezione della collezione di strumenti musicali meccanici Marino Marini). A cominciare da una sorta di progenitore del moderno jukebox, per arrivare ad un sublime piano melodico, che si aziona con una manovella. Un rullo di carta con musica incisa scorre e lo strumento pneumatico lo legge traducendolo in suoni che sembrano davvero arrivare da lontano; da un mondo che fu, ma che c’è, dentro di noi. Il mondo della musica, della comunicazione artistica e delle emozioni, che ci portiamo dentro e che con queste suggestionì possono uscire ed essere vissute, in compagnia di se stessi ed in empatia con gli altri. E con l’Intermezzo dalla Cavalleria rusticana di Mascagni, che muove sublime dal vecchio piano a manovella, il menu è completo.
Cosa si vuole di più!?
Sensazioni che non a caso si provano anche nella sala cosiddetta della pace, e direi della meditazione, che visitiamo all’ultimo piano del castello: calda nel suo totale rivestimento in legno, con le sue vetrate policrome vivificate da un sole splendente, affacciate su boschi a perdita d’occhio e policromi anch’essi.
Una visita originale, dunque, questa del Castello Mattei, al di là della stessa visita preparatoria fatta prima all’Archivio Museo Cesare Mattei. Sede di una omonima associazione, tiene in vita e ricostruisce, con ricerche approfondite, la storia di questo personaggio ed il ruolo avuto nel mondo dell’esoterismo e della medicina alternativa, con la scoperta delle cure elettromeopatiche. Il tutto ci viene narrato e illustrato dal Presidente della Associazione, appassionato di questo suo impegno e di questo mondo culturale che trova nel percorso storico/biografico di Mattei il proprio riferimento culturale, all’interno del quale il nostro ospite/relatore e la sua associazione sono chiaramente e totalmente immersi.
E’ stato però molto interessante nella nostra visita a Rocchetta Mattei ascoltare e confrontare la narrazione della stessa vicenda attraverso due voci e due angolazioni profondamente diverse. La narrazione nell’Archivio tutta interna ad un vissuto culturale che trova identità condivisa nel percorso alternativo, a-scientifico e a-razionalistico delle scoperte, degli studi e della esperienza Mattei.
E la narrazione invece in chiave decisamente storico/culturale razionalistica e quindi critico/analitica presentataci, durante la visita al Castello, da Diletta, una guida di formazione filosofica, di giovane età e di impianto intellettuale ipermoderno.
IL SECONDO GIORNO. I TAROCCHI
Rifocillati da un’ulteriore immersione nella cucina bolognese in un gradevole cascinale appenninico (cucina, come si sa, certamente squisita, e che, altrettanto certamente, puoi assorbire con una rapida digestione di circa 10 ore!!), il pomeriggio, sempre assolato ed azzurro ma anche sempre più freddo, ci vede in visita al museo dei tarocchi. Una piccola casa nei boschi, una sorta di casetta dei Puffi, che i due coniugi proprietari hanno appassionatamente trasformato in un museo ricco di bellezza espressa attraverso grafica, immagini e colori di una miriade di carte da gioco, di tarocchi d’epoca, che vanno da periodi umanistico/rinascimentali al Seicento, fino a creazioni più recenti otto-novecentesche. E insieme alle carte tante immagini altre: foto, disegni, manifesti, che raccontano in primo luogo di una passione collezionistica di qualità e poi di una cultura dei tarocchi che è stata ed è tanto popolare quanto aristocratica. Una lunga storia, di origini che affondano chissà dove e chissà quando; un tentativo di ricostruzione ci viene fatto, con ruoli certamente di primo piano avuti da alcune città norditaliane, ma anche da mondi lontani come la Cina. E dentro il mondo dei tarocchi, ovviamente, tanto intreccio con l’esoterismo e la ricerca di senso del passato, del presente e del futuro, ricco di visione e – chissà – anche di immaginazione creativa.
Un mondo che non conosco adeguatamente per poterne parlare con cognizione di causa. Quello che conta però è che la visita – un po’ “fuori dal mondo” per location e contenuti – è stata interessante e a dir poco originale.
Poi per farci avere qualche idea più precisa e fondata in materia, ci ha pensato… indovinate chi? Ma sì, proprio lei, la nostra guida siculo-bolognese: Assunta. Rientrati a Bologna, la abbiamo incontrata quasi ad ora di cena; ma invece della cena… tarocchi, insieme a strade, palazzi e monumenti bolognesi. Un lungo racconto con camminata cittadina, attraverso il quale Assunta ci ha offerto la medesima storia dei tarocchi, in relazione a personaggi e ad un vissuto storico bolognese. Medesima storia, ma anche diversa da come ce l’avevano raccontata i due amici del museo dei tarocchi, soprattutto quanto alle origini di queste carte e di queste letture di immagini e destini, di persone e di cose. Insomma fra pomeriggio e sera abbiamo fluttuato fra origini milanesi o fiorentine o bolognesi ed origini cinesi o egiziane: e quant’altro. Ma una cosa abbiamo capito con certezza (a parte il fatto che i tarocchi hanno comunque a che fare con la bellezza, come si diceva prima: per grafica, immagini e colori). Tarocchi o non tarocchi, preveggenza o non preveggenza, letture esoteriche o non esoteriche, sconfinamento nella stregoneria o no (come abbiamo visto per le strade di Bologna quando ormai all’orologio rintoccavano le ore 21.30!!!) una cosa è fattuale: le carte da gioco le amano e ci si divertono – dal tempo che fu – in tutto il mondo.
Globalizzazione in anteprima. Perché c’è comunque di mezzo il concetto e la funzione del gioco. E il bisogno di gioco – sano, eh, intendiamoci – è, vivadio, globale.
E così ce ne possiamo tornare in albergo. E camminando camminando per il centro di Bologna per raggiungere l’hotel, ci rendiamo conto anche del perché la nostra amica Assunta ami tanto Bologna. Incrociamo per via – in un sabato sera da movida – almeno 1800 persone. Delle quali 1550 sono giovani !!!! In controtendenza con gran parte del resto d’Italia.
IL TERZO GIORNO. LE EMOZIONI CONTRADDITTORIE
E siamo così alla domenica, terzo giorno del nostro viaggio, giorno che ha una particolarità: è il compleanno di uno di noi. Va beh, diciamolo pure: il mio!
E la giornata inizia in modo davvero piacevole ed emozionante. Alle 8.00, mentre mi sto preparando, bussano alla porta della mia camera. Apro: un cameriere elegantissimo, in pantaloni neri e giacca rosso vinaccia a righine bianche, mi saluta, mi fa gli auguri e mi consegna un pacchetto regalo da parte di amiche ed amici di TdE. Pensiero e regalo graditissimi; e biglietto di auguri ancor più gradito, con i suoi riferimenti in parole ed immagini al nostro viaggiare, di persona ed anche con la mente e con le nostre passioni culturali; e al nostro amore per la figura mitica di Ulisse.
E poi la giornata presenta un’altra sorpresa, organizzata dai nostri due “leader associativi”. Una bella e ampia visita… dove? Ma dove se non al… cimitero di Bologna? Habitat ideale per festeggiare, come è ovvio. Altro che esoterismo; qui siamo alla malvagità pura degli organizzatori!! Dice: ma è un cimitero monumentale!! Sì, ma sempre cimitero è !
A parte gli scherzi, la visita è ovviamente interessante, proprio per la dimensione artistico/culturale ed anche sociologica di gran parte dei sepolcri. Oltre che per la sepoltura in questo luogo di personalità di gran rilievo, in epoche e campi diversi: da Nicola Zanichelli, a Giosuè Carducci, da Alfieri Maserati a Lucio Dalla, per citarne alcuni. Piccola notazione: i sepolcri di Carducci e Dalla sono a distanza di 20 metri. Di fatto ignorato quello di Carducci, tutti – noi compresi – davanti a quello di Dalla. Per carità, artista vero di musica e cultura pop di qualità, il nostro Lucio. Ma il povero Giosuè travolto! Non sono un suo fan, ma forse meriterebbe qualche attenzione in più dai visitatori. Insomma la visita è densa di momenti interessanti, ma soprattutto ha un crescendo emozionale quando Assunta ci fa notare nei vari monumenti di età diverse il passaggio da una cultura sepolcrale evocativa della morte come lacerazione e rottura di una relazionalità che si perde, ad una cultura sepolcrale evocativa della morte come abbandono dolce fra le braccia di un angelo/destino che separa, sì, ma lascia vivo l’amore nel ricordo. E la bellezza dolce ed emozionale del sepolcro mira appunto a consolidare l’amore nella memoria. E qui con Assunta potremmo aprire una lunga riflessione esistenzial/filosofica, sulla perdita come lacerazione e sulla perdita vissuta invece in dolcezza, evocata in quei monumenti funebri dalle braccia dell’angelo che accolgono la figura serena e mollemente adagiata di chi sta partendo… per sempre.
La dolcezza della immagine evocativa riduce il dolore. E se invece la dolcezza lo aumentasse addirittura? Chissà, tutto da vedere e da rielaborare. Fatto sta che pur nella ammirazione di monumenti funebri molto belli, inesorabile cala un velo di malinconia sulla nostra comitiva, che purtroppo, a quanto si può capire, i conti con la elaborazione di perdite precoci e/o vicine vicine li ha dovuti fare.
A questo punto per “Tempo di Eventi cultura e buonumore” sarebbe necessario un intervento superiore!! che per fortuna arriva. Infatti Zeus, che sarà pure il re degli dei, ma è anche il dio degli eventi atmosferici, convoca d’urgenza una riunione dell’Unità di crisi. Alla Farnesina? No, sull’Olimpo. E dalla riunione nasce l’incarico al suo fido collaboratore Zefiro, a proposito di dolcezza, di planare subito su Bologna dall’alto, con leggerezza in stile Italo Calvino. Zefiro arriva e con le sue guanciotte lievi e delicate soffia; le nuvole grigiastre, che per tutta la mattina hanno reso plumbeo il cielo su Bologna, si defilano, lasciando spazio ad un cielo nuovamente azzurro, illuminato da piccoli e dolci – loro sì – raggi di sole.
E il clima per noi tutti torna azzurro: cultura e buonumore.
IL FINALE
Così dopo una puntata veloce sulla collina del santuario di San Luca, meta non solo turistica ma di abituali passeggiate rilassanti per i bolognesi (a piedi, in bicicletta, in monopattino, eleganti o in tuta) e dopo un ulteriore ottimo pranzo alla bolognese (ravioli alla zucca in primis), raggiungiamo in orario perfetto il nostro Italo-treno per rientrare a Roma. Un saluto affettuoso fra noi, qualche apprensione per chi deve tornare a casa fruendo di un – ipotetico esoterico – taxi, e appuntamento alla prossima meta, alla prossima visita, al prossimo viaggio… al prossimo sogno da sognare insieme. Intanto mettiamo nel carniere il piacere di questa tre giorni bolognese: intitolata dagli organizzatori “Bologna, benvenuti in un sogno”. Ma a viaggio compiuto, possiamo anche arricchire il titolo: “Bologna, benvenuti in un sogno… e nella realtà”. Per dirla con Lucio Dalla e la sua “Canzone”, dedicandola a Bologna, ma soprattutto a noi stessi, alla nostra associazione, alla nostra voglia di viaggiare, di conoscere e di essere
Non so aspettarti più di tanto
Ogni minuto mi dà
L’istinto di cucire il tempo
E di portarti di qua
Canzone cercala se puoi
Dille che non mi perda mai
Va’ per le strade e tra la gente
Diglielo veramente
Vi prego non cancellate mai questo racconto di Carlo, perché quando perderò memoria, lo riprenderò per gustarmi appieno questo viaggio!!!!
Null’altro da dire sul viaggio a Bologna che non sia stato raccontato con magistria, dovizia di particolari, completezza e, direi, con poesia, dalla loquente penna del Professore. Grazie
Molto interessante e ricco di impressioni descrizioni pensieri
Carlo la descrizione delle tre giornate passate dal gruppo Tde a Bologna e dintorni è stata interessante e molto scorrevole. Unite alle numerose foto mi hanno fatto partecipe della visita.
carissimi tutti, leggo con grande piacere questa bellissima recensione sui tre giorni bolognesi e non posso che ringraziarvi, innanzitutto per le belle parole ma soprattutto per il calore, l ‘affetto e i sorrisi che mi avete regalato.
e’ già trascorsa una settimana dalle nostre belle passeggiate, ma spero di cuore che presto ci possa essere la possibilità di rivedervi!
grazie alle parole e alle riflessioni del prof., ai vostri pensieri, alle vostre domande e alla vostra genuina curiosità.
sento di essermi arricchita anche io attraverso i vostri occhi.
ancora un enorme abbraccio … e alla prossima in un altro angolo di mondo!!!