Totò ha mosso i primi passi nel rione Sanità e li lo ricorderemo con questa gita nella sua città natale, dove a cinquant’anni dalla scomparsa Totò, ritorna ad essere protagonista in questo mese di maggio.
Totò amava descrivere così il quartiere in cui era nato e profondamente legato.
“Sono nato nel rione Sanità. Quel rione ha nome, in verità, Stella, e sta intorno alla Stazione, ma per le buone arie lo chiamano tutti Sanità. La domenica pomeriggio le famiglie napoletane usavano riunirsi nelle case dell’una o dell’altra, e là chi suonava la chitarra, chi diceva la poesia, e chi cantava. Erano riunioni per bene, niente pomiciamenti. I giovanotti guardavano le ragazze, gli tenevano la mano, si innamoravano. Niente schifezze. E così si passava il tempo divagandosi. Io facevo scenette comiche, per gioco. Fu così che cominciai. Finchè mi presi la cotta per la sciantosa e mi buttai”.
ORE 07:15 ritrovo dei partecipanti alla Stazione di Roma Termini
Frecciarossa 1000 9601partenza da Roma Termini ore 07:35 arrivo a Napoli Centrale ore 08.45
Sosta per una colazione
Metro dalla stazione di Napoli Centrale alla stazione della metro di Mater Dei Linea 1(15 minuti).
Incontro con le due guide che ci accompagneranno in questa visita al quartiere Sanità
E’ uno dei quartieri più ricchi di storia e umanità di Napoli; Totò lo portò sempre nel cuore e spesso vi tornava, aiutando le famiglie meno abbienti. Il quartiere ricopre circa cinque chilometri quadrati zeppi di umanità, di palazzi del Settecento e bassi scrostati, di mercatini e panni stesi, di botteghe e pizzerie dove giganteggiano le foto dell’amato artista partenopeo. E’ un quartiere difficile dove non ci sono banche né cinema e alto è il numero di disoccupati e di chi vive di attività illegali.
Una passeggiata nel cuore della napoletanità accompagnati da versi e citazioni sulla vita Totò, luogo emblematico di compresenza di miseria e nobiltà.
Situato nel rione Sanità questo luogo tra leggenda e realtà, tra devozione e superstizione, tra sacralità e magia, è uno dei più affascinanti di Napoli, e vale la pena di essere visitato. Non ha l’aspetto di un classico Cimitero, in quanto è realizzato all’interno di una grossa Cava di Tufo .Il sito cimiteriale conserva da almeno quattro secoli i resti di chi non poteva permettersi una sepoltura e delle vittime delle epidemie che molto spesso hanno colpito Napoli. Ilculto delle anime pezzentellefu particolarmente vivo durante i due dopoguerra, e seguiva un rituale ben preciso. Un legame profondo che unisce da secoli la dimensione terrena e l’ultraterrena.
La basilica, costruita nel primo decennio del ‘600, si trova al centro del rione Sanità ed è da considerarsi un piccolo museo di opere barocche e manieristiche, tra cui tele di Luca Giordano e Andrea Vaccaro. E’ nota anche come “s. Vincenzo alla Sanità” in quanto dedicata al santo domenicano spagnolo Vincenzo Ferreri, detto ‘O Munacone, di cui ospita la statua. Particolare e scenografico il presbiterio sopraelevato con scala a tenaglia costruito con lo scopo di inglobare la preesistente basilica paleocristiana.Era così amato dal pubblico che per dirgli addio fecero tre cerimonie. Quella nel suo rione Sanità fu un bagno di popolo. Ma nel feretro lui non c’era.
via santa Maria Antesaecula, Il Comune di Napoli ci e ha dato la sua disponibilità all’ apertura. Ci tengo a precisare che l’appartamento è un cantiere aperto, è privo di infissi alle finestre e in molti punti il pavimento è dissestato
Chiesa di Santa Maria dei Vergini
Piccola chiesa barocca, dove Totò fu battezzato (solo esterno)
Ferdinando Sanfelice, nobile architetto napoletano che curerà anche la costruzione del Palazzo dello Spagnuolo, nel 1724 decise di trasferirsi con tutta la famiglia lontano dal caotico ed insalubre centro ed optò per quello che allora era il luogo più pulito e tranquillo di tutta Napoli: la Sanità, appunto
E’, senza ombra di dubbio, uno dei luoghi più simbolici della Sanità: tutti noi abbiamo visto almeno una volta, dal vivo o in foto, le arcate simili ad un alveare che caratterizzano la sua maestosa facciata. Il palazzo non è solo un esempio magistrale di architettura, ma un vero e proprio ricordo del passato glorioso e nobile del quartiere.
Qui è stato ambientato il film “Questi fantasmi”, trasposizione cinematografica dell’omonima commedia di Eduardo De Filippo.
Anche questo palazzo é attribuito a Ferdinando Sanfelice, uno degli architetti più creativi del Settecento napoletano.
Guardare il Palazzo per un po’ di tempo può sortire un effetto ipnotico. A un certo punto si ha l’impressione di sentirsi risucchiati in quel sali-scendi che le scale creano.Alla fine del 1700 il palazzo fu acquistato da Tommaso Atienza, detto lo Spagnolo, il quale dispose ulteriori lavori di abbellimento, in seguito andati perduti. Attualmente la proprietà del fabbricato è frazionata. La caratteristica principale dello Spagnuolo è una monumentale scala a doppia rampa, definita ad “ali di falco”.
Dopo varie vicissitudini il Palazzo é stato frammentato in più parti vendute separatamente.
Una parte dell’edificio è di proprietà pubblica ed è stato destinato ad un Museo dedicato a Totò, anche se il progetto non è ancora ultimato.
La nostra esperienza proseguirà all’interno di questo palazzo, dove pranzeremo in una casa privata per vivere l’accoglienza tipica di una famiglia napoletana. Il pranzo sarà organizzato a buffet ma la tavola sarà allestita e ognuno avrà il suo posto!
Posate in acciaio, piatti in ceramica e bicchieri della casa. Il menù è basato sulla tradizione culinaria campana ed è preparato utilizzando i prodotti dell’orto della proprietaria della casa; quindi verdura a km0.
L’emozione di scoprire spazi privati, di vivere l’accoglienza tipica di una casa napoletana.
dedicato all’Assunta, lo si scopre all’improvviso, come tante delle bellezze di Napoli. Camminando lungo la via omonima, colpisce per la maestosità della facciata gotica. Così, arretrato rispetto alla strada per mezzo di una piazzetta cinta da portici, ci appare il Duomo di Napoli. Quando siamo pronti per lasciare la bella vista della facciata, ad aspettarci c’è una struttura imponente, ricca, sontuosa. Circa 100 metri di storia si svolgono sotto i nostri piedi. Religione, rito e folklore si uniscono per creare l’atmosfera tutta partenopea del duomo di Napoli.
E’ il più prezioso del mondo, come testimonia anche il celebre film di Dino Risi “Operazione San Gennaro”, con Totò e Nino Manfredi, in cui tre uomini americani si recano nella città partenopea per compiere il colpo della vita rubando il famoso tesoro, che all’epoca aveva un valore stimato in trenta miliardi di lire: ci sono gioielli, realizzati a mano dai maestri orafi di Scuola napoletana, suppellettili e documenti in oro e argento, e dipinti donati nel corso dei secoli al Santo da Papi, sovrani e uomini illustri. Tutti questi oggetti sono esposti nei locali sottostanti la Cappella del Tesoro.
Con venticinque milioni di devoti sparsi in tutto il mondo, San Gennaro è il santo cattolico più famoso e conosciuto nel mondo. Il Tesoro a lui dedicato è unico nel suo genere: formatosi lungo settecento anni di storia, grazie alle numerose donazioni, si è mantenuto intatto da allora, senza mai subire spoliazioni e senza che i suoipreziosi fossero venduti
Il Tesoro di San Gennaro e la sua lunghissima storia legata a doppio filo a Napoli, tra devozione e pregiudizio, fede e incredulità.